Mi chiamo Valeria Schiavoni e sono una formatrice e un’educatrice professionale. Detto altrimenti? Il mio lavoro è quello di «dare forma» ai contenuti, alle metodologie - secondo i giusti tempi - affinché aiutino le persone e i gruppi ad arricchire e accrescere le loro conoscenze e competenze. In particolare, mi occupo di Educazione alla Cittadinanza Globale, ossia di quell’educazione che mette al centro delle sfide contemporanee la sostenibilità (in senso olistico), i diritti umani e i beni comuni.
A mio modo di vedere ci sono tre parole chiave nel mio lavoro: attualità, ascolto e attivismo. Attualità perché l’educazione deve darci gli strumenti per affrontare le sfide del presente, dev’essere un’educazione concreta, ancorata alla realtà ma capace di futuro. Ascolto, perché educare vuol dire innanzitutto saper mettere al centro del processo formativo l’altro, saperlo riconoscere e saperlo valorizzare. Attivismo, dato che per affrontare le sfide del XXI secolo è indispensabile trovare nuove strade per attivare un cambiamento nelle strutture sociali, economiche e politiche e andare oltre il «business as usual», ossia il modo di fare le cose, come le si è sempre fatte.
Sono approdata a fare questo lavoro dopo una laurea magistrale in scienze filosofiche. Mi sono appassionata alle domande di Filosofia Politica: che cos’è la giustizia? Come nasce il concetto di Stato? Esiste una differenza tra legge ingiusta e giusta? Come si giustifica la pena di morte? Che cos’è la disobbedienza civile? Da questo background di studi sono arrivata alla ONG Mani Tese, dove ho trovato l’applicazione concreta di molte mie convinzioni. A Mani Tese ho dato gambe alle mie idee e fatto i primi passi come formatrice, sino ad oggi. Rimanendo convinta che l’essere umano sia primariamente «animale sociale e politico», con Reattiva mi impegno affinché ci possa essere una transizione sostenibile del nostro mondo in tutte le sfere della cittadinanza.