Tag:
  • Schiavitù moderne
  • 13-19

Gioco tratto da Slavery Footprint

Obiettivo: interrogare e far riflettere i destinatari sulle schiavitù moderne che spesso si celano dietro le filiere produttive dei nostri beni di consumo (vestiti, smartphone, cosmetici, cibo…), dunque ricercare le motivazioni e i meccanismi che permettono il perpetrarsi di queste forme di sfruttamento (logica consumistica usa e getta, lontananza fra produttore e consumatore, fiducia acritica verso le marche cui siamo affezionati in senso estetico, ma di cui conosciamo poco o nulla).   

Durata: 1 ora - 1 ora e 30 minuti

Target: 14-19 anni

Obiettivi di sviluppo sostenibile: 1, 4, 5, 8, 9, 10, 11, 12

Svolgimento: fonte di ispirazione del gioco è la piattaforma Slavery Footprint, che propone un gioco virtuale per quantificare “quanti schiavi” hanno contribuito a realizzare i nostri beni, e quindi a determinare il nostro stile di vita.

Il gioco tratta il tema della schiavitù moderne nelle filiere produttive.

Questo gioco vuole interrogare e far riflettere i ragazzi sul fatto che in molti degli oggetti, vestiti, cibi, etc. che noi compriamo quotidianamente è nascosto lo sfruttamento di una o più persone. Prendiamo come modello per costruire questo gioco il sito di slavery foot-print che definisce un numero di schiavi in base ai nostri consumi e stili di vita. I punti nodali che si vogliono/possono sollevare sono:

  • lontananza tra consumatore/produttore è una delle cause che determina l’indifferenza nei confronti del fenomeno delle schiavitù moderne
  • l’ignoranza è tra le cause del perpetuarsi del fenomeno sia da un punto dal punto di vista dello “schiavo” sia dal punto di vista del “consumatore” (un punto in comune)
  • la schiavitù è stata spostata da centro alla periferia
  • le schiavitù moderne sono il frutto della nostra logica consumistica (persone “usa e getta”/rifiuti umani): questa è una delle caratteristiche distintive delle moderne forme di schiavitù rispetto alla schiavitù del passato (surplus di manodopera a basso costo/rapporto di breve periodo/schiavi usa e getta)
  • ci fidiamo delle marche in modo acritico
  • di fatto la schiavitù ci coinvolge direttamente

I partecipanti vengono divisi in due gruppi, uno che rappresenta un campione di consumatori e l’altro invece un gruppo di lavoratori di una multinazionale costretti a condizioni schiavistiche di lavoro. I due gruppi inizialmente lavorano in due stanze separate per non influenzare il lavoro dei rispettivi gruppi.

Gruppo 1 (dei fashion blogger/influencer): i ragazzi verranno bendati e ad occhi chiusi dovranno indovinare tra diversi capi d’abbigliamento (o oggetti) il tipo di vestito e definire una moda da lanciare sul mercato. Il loro compito è quello di destreggiarsi nella pila di vestiti a occhi chiusi, indovinare il capo d’abbigliamento pescato ed essere lungimiranti nel lanciare le mode del futuro (inventare colori/outfit/ fantasia oppure una pubblicità)

Gruppo 2 (schiavi/ giornalisti sindacalisti): verranno fornite le informazioni su come vengono prodotti i capi d’abbigliamento di alcune grandi imprese. I ragazzi saranno informati della filiera produttiva, del loro compito nella stessa, dei rischi che corrono, del loro stipendio ed ore di lavoro. Dovranno leggere queste informazioni, divenendo lavoratori, sindacalisti, reporter, avvocati…

Una volta che entrambi i gruppi hanno finito i rispettivi compiti gli schiavi e i consumatori si incontrano.

I consumatori/influencer raccontano le mode future/pubblicità a turno.

Gli altri votano le pubblicità e si riporta su un cartellone condiviso le priorità che hanno i prodotti presentati.

I lavoratori a turno (sottogruppi a seconda della professione o ruolo) raccontano chi sono e la loro storia. Quando il blogger/influencer riconosce il tipo di vestito o il prodotto coinvolto nel processo produttivo ingiusto, si alza e deve decidere se conoscere il sindacalista, avvocato etc…Si scrivono tutti insieme le priorità del secondo gruppo.  

A conclusione dell’attività si ricreano dei sottogruppi misti fra i consumatori/influencer e i lavoratori che dovranno trovare dei modi per s-catenarci, quindi spezzare le catene delle schiavitù moderne!  dovranno quindi trovare delle nuove modalità in cui le priorità dei consumatori e dei produttori possano incontrarsi.

Materiali:

  • Capi di abbigliamento/beni di uso comune
  • Cartelloni
  • Pennarelli

Allegati:  

Un buon consiglio: importante la suddivisione degli spazi, i due gruppi iniziali infatti non devono sentire intuire le rispettive storie e obiettivi fino al momento di confronto.